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L’esposizione alle radiofrequenze ha effetti sul sistema riproduttivo?

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Come pubblicato su ENEAinforma il 16 novembre, si è concluso il progetto finanziato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e coordinato dalla Divisione SSPT-TECS, dal titolo “Systematic reviews of exposure to radiofrequency fields and adverse reproductive outcomes (animal and in-vitro studies)-SR4/WHO”.

L’esposizione umana alle radiofrequenze è sempre più pervasiva. La preoccupazione per i possibili effetti nocivi di questa esposizione ha determinato una elevata percezione del rischio da parte della popolazione e richiede quindi una adeguata informazione ed una regolamentazione basata su solide basi scientifiche.
Lo studio dei possibili effetti nocivi delle radiofrequenze è stato ed è tuttora oggetto di una intensa attività di ricerca che ha portato, negli ultimi decenni, alla pubblicazione di una notevole mole di dati. Tuttavia, a causa dell’evoluzione e del moltiplicarsi delle fonti di esposizione, delle tecniche di indagine, dei molteplici possibili bersagli biologici e della natura spesso non coordinata delle ricerche sperimentali in questo campo, non c’è unanimità sui rischi per la salute associati a questa esposizione. Appare quindi necessario applicare uno strumento che permetta di raccogliere e valutare la letteratura scientifica esistente ed organizzare i risultati in modo da renderli fruibili dagli enti preposti alla regolamentazione e, non meno importante, individuare le lacune delle conoscenze ed i limiti delle ricerche svolte, in modo da indirizzare le nuove ricerche.
In questo contesto, l’OMS ha svolto un’attività di coordinamento, individuando alcune tematiche prioritarie su cui concentrare gli sforzi per chiarire, attraverso lo strumento della revisione sistematica della letteratura scientifica affiancata dalla meta-analisi, lo stato di avanzamento delle ricerche.
In particolare, il progetto coordinato da ENEA ha avuto come obiettivo la valutazione sistematica della letteratura scientifica riguardante gli effetti indotti dall’esposizione alle radiofrequenze sul sistema riproduttivo di animali da laboratorio e su campioni di seme umano per rispondere ai seguenti quesiti scientifici:

  • L’esposizione a radiofrequenze in utero può avere effetti sulla gravidanza, sulla salute della prole alla nascita o nella vita adulta?
  • L’esposizione a radiofrequenze altera la fertilità maschile?
  • L’esposizione diretta di campioni di seme umano a radiofrequenze può alterarne le caratteristiche?

Lo studio ha portato alla pubblicazione dei risultati della revisione sistematica relativa agli effetti delle radiofrequenze sulla gravidanza mentre i dati relativi alla fertilità maschile saranno oggetto di una prossima pubblicazione.
Il complesso dei risultati suggerisce che l’esposizione a radiofrequenze in utero:

  • non altera la sopravvivenza fetale,
  • è associata ad una moderata diminuzione del peso alla nascita solo per elevati livelli di esposizione.

L’eterogeneità dei risultati non ha invece permesso di trarre conclusioni relative agli effetti a lungo termine dell’esposizione in utero.
La revisione sistematica ha, inoltre, evidenziato i limiti delle ricerche svolte fino ad ora e ha fornito indicazioni per migliorare la qualità degli studi futuri, necessari per una valutazione complessiva del rischio per l’uomo collegato all’esposizione a radiofrequenze.[1][2]
 


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