Il pomodoro, dal passato al futuro
Da pianta ornamentale a vanto della cucina italiana
Conversazione con Claudio Barchesi, Luigi Galimberti, Giovanni Giuliano, Haim D. Rabinowitch
Oggi conosciamo tante varietà di pomodoro, di diverse forme, colori e sapori, ma quando fu introdotto in Europa dagli esploratori spagnoli verso la metà del '500, proveniente dal continente americano, era una pianta ornamentale dai frutti giallo oro che venivano considerati addirittura velenosi. Le sue qualità come frutto edibile furono apprezzate più di un secolo dopo, insieme al colore rosso che ancora oggi identifica questo frutto e che apparve proprio in Italia, nelle coltivazioni dell’agro nocerino. La biodiversità della pianta di pomodoro è aumentata nei secoli, grazie agli strumenti di selezione genetica per il miglioramento delle specie vegetali e guidata dall’esigenza di incrementare la produttività dei raccolti adeguando le colture ai cambiamenti dell’ambiente. Pochi sanno che il più popolare tra i pomodori italiani, il Pachino, è frutto di una ricerca tutta israeliana che mirava a selezionare una pianta capace di crescere in terreni ad elevata salinità. Se Israele gli ha dato i natali, solo l’incontro con il suolo italiano, la coltivazione nei fertili campi di Pachino lungo la costa sicula, lo ha saputo arricchire di quel sapore unico e irriproducibile che lo ha reso il più ricercato tra i pomodori italiani, oggi a pieno titolo con marchio IGP.
Prendendo spunto da questa storia, parleremo delle biotecnologie vegetali, ma anche delle molecole che conferiscono odori e sapori tipici ai prodotti del mondo vegetale. Queste tematiche saranno sviluppate evidenziando alcune collaborazioni scientifiche di maggior successo tra scienziati italiani e israeliani nel settore agroalimentare il prossimo 2 Novembre alle ore 12:00 presso il Palazzo della Borsa, Sala del Telegrafo, di Genova. Il Dr. Giovanni Giuliano della Divisione Biotecnologie e Agroindustria parteciperà all'evento.
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