La mortalità per eventi meteo-idrogeologici estremi come indicatore di impatto sanitario dei cambiamenti climatici in Italia
Studio ENEA sullla mortalità come indicatore di impatto dei cambiamenti climatici
Gli eventi meteorologici e idrologici estremi (frane, valanghe, tempeste e inondazioni) stanno aumentando di frequenza e intensità anche in Italia e, a causa dei cambiamenti climatici, se ne prevede un ulteriore incremento nel futuro, con conseguenze drammatiche sui territori e sulle popolazioni residenti. Lo studio pubblicato sulla rivista Safety in Extreme Environment presenta una fotografia della mortalità per eventi estremi in Italia dal 2003 al 2020 in termini di entità e distribuzione geografica a livello regionale e comunale, consentendo di identificare le aree a più alto rischio [1].
La mortalità è l’unico indicatore sanitario immediatamente disponibile per tutti i comuni italiani e la Banca Dati Epidemiologica del Laboratorio Salute e Ambiente (SSPT-TECS-SAM) dell’ENEA consente di effettuare studi sull’intero territorio nazionale utilizzando la mortalità per causa come indicatore di impatto.
Nei 18 anni esaminati, sono stati rilevati 378 decessi complessivi per gli eventi estremi considerati, di cui 321 per frane e valanghe, 28 per tempeste cataclismiche e 29 per inondazioni.
Dei 247 comuni con decessi, circa il 50% erano montuosi (classificazione altimetrica ISTAT) e il 50% avevano una bassa densità di popolazione (classificati come rurali secondo il livello di urbanizzazione di Eurostat), evidenziando un rischio più elevato per i comuni meno abitati e più difficili da raggiungere.
Trentino-Alto Adige, Lombardia, Sicilia, Piemonte, Veneto e Abruzzo sono risultate le regioni a più alto rischio per livello di mortalità e per l’inclusione di un considerevole numero di comuni con decessi. Un alto numero di comuni coinvolti è stato riscontrato anche in Emilia-Romagna, Calabria e Liguria, mentre i comuni con elevati Tassi Standardizzati di Mortalità (SMRates) sono risultati concentrati principalmente in Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Abruzzo.
I dati ottenuti possono fornire supporto ai decisori per identificare le migliori strategie per prevenire, fronteggiare o mitigare eventi estremi, considerando prioritari comuni e regioni ad alto rischio. Questi risultati possono inoltre rappresentare una base storica per ulteriori ricerche di stima dei rischi collegati all’incremento di eventi estremi in base agli scenari climatici futuri.