Lo sviluppo sostenibile richiede interventi non solo a livello delle politiche locali e nazionali, della ricerca scientifica e tecnologica e dell’amministrazione pubblica, ma anche a livello della strategia e della gestione delle imprese, comprese quelle del settore agroalimentare. Le imprese agroalimentari – e non solo – sono quindi chiamate ad un vero cambiamento di paradigma. Le loro attività debbono infatti continuare a raggiungere i risultati economico-finanziari attesi e a remunerare gli investimenti effettuati, ma debbono al contempo preservare la possibilità delle generazioni future di poter fare altrettanto. Emerge che il risultato economico, pur restando l’obiettivo fondante dell’attività delle imprese, va affiancato e bilanciato da obiettivi di tutela ambientale e dalla dimensione sociale delle loro attività. I criteri Environmental, Social e Governance, (ESG) diventano in questo contesto i tre elementi strategici della sostenibilità a livello di impresa e ne influenzano la gestione, i processi decisionali e i modelli di business.
Gli obiettivi aziendali debbono in primo luogo obbedire al principio Do No Significant Harm (DNSH) (non arrecare nessun danno significativo), che è parte integrante della Tassonomia UE e indirizza gli investimenti verso attività sostenibili. In altre parole, le misure e le attività devono contribuire al raggiungimento di un obiettivo di sostenibilità senza influenzare negativamente il raggiungimento di altri obiettivi di sostenibilità. Al DNSH si affianca il concetto di doppia materialità, elemento centrale della Direttiva sulla Rendicontazione della Sostenibilità Aziendale (CSRD) della Commissione Europea. Nella rendicontazione di sostenibilità e gli impegni aziendali per le attività future, atti dovuti per assicurare la trasparenza nei confronti degli stakeholder delle attività aziendali, si deve quindi integrare due prospettive complementari: la prospettiva Outside-in, che considera l’impatto di elementi esterni sulle attività dell’azienda e sui suoi risultati finanziari, ad esempio i costi di adattamento al cambiamento climatico o alle nuove normative, e la prospettiva Inside-out, relativa all’impatto delle attività dell’azienda sulla sostenibilità, ad esempio l’emissione di gas climalteranti o di effluenti tossici. La rendicontazione di sostenibilità diventa in questo contesto elemento essenziale sia per reperire le risorse finanziarie necessarie per nuovi investimenti, sia per regolare i rapporti tra gli attori delle filiere agroalimentari ed assume al contempo una grande rilevanza gestionale per il raggiungimento di maggiore efficienza.
Questi nuovi elementi della strategia e della gestione della sostenibilità nelle imprese agroalimentari da una parte aprono grandi opportunità professionali per i Dottori in Scienze Agrarie e Forestali, che possono offrire la necessaria consulenza tecnica alle aziende che si trovano ad affrontare per la prima volta questi adempimenti e che mancano di adeguate risorse interne. D’altra parte però mettono in rilievo l’esigenza di aggiornamento permanente e di miglioramento delle competenze e delle conoscenze.
Per discutere queste tematiche e per condividere l’informazione sui suoi più recenti sviluppi, l'ENEA , in collaborazione con il Cluster Agrifood Nazionale CLAN (Associazione multistakeholder riconosciuta dal MUR che aggrega Imprese, Associazioni di categoria, Università, Organismi di ricerca, Enti di Formazione e Rappresentanze territoriali che operano nel settore Agrifood) e con la FIDAF (Federazione Italiana dei Dottori in Scienze Agrarie e Scienze Forestali), ha organizzato una Giornata di studio su “Strategia e gestione della sostenibilità nell’impresa agroalimentare: tra opportunità e greenwashing”, che si terrà il 26 settembre presso l’Aranciera dell’Orto Botanico di Roma. L’evento, cui sarà possibile partecipare sia in presenza che da remoto, è organizzato con il supporto del CONAF, della Banca di Credito Cooperativo e di FondoProfessioni.
Per la partecipazione in presenza registrarsi con e-mail a fidaf.livenza6@gmail.com.